venerdì 31 agosto 2012

Breath in, Breath out


Ogni tanto si ferma a guardare quei vecchi jeans

di cui ha promesso di liberarsi tante volte.
Ancora le entrano, e riesce ad allacciarli.
Il problema vero è che l'effetto è diverso.
Quella allo specchio non è più la stessa,
e per quanto ricerchi in sé la motivazione,
quella allo specchio vorrebbe solo mettere su quei vestiti
e scoprire che le sono di nuovo grandi.

Si ricorda dell'anno della maturità,
del vento gelido che le tagliava il viso,
dei brividi in tutto il corpo,
delle lacrime.
Non aveva mai pianto per il freddo.

E in quell'immagine patetica ritrova
una sicurezza ormai perduta.
La malattia la teneva al sicuro,
adesso il mondo le fa paura.


Continuare a dire "Sto guarendo", ma commettere ancora gli stessi errori.

lunedì 27 agosto 2012

I don't give a sh*t

Oggi ondata di positività.
[Per apprezzare a pieno, prego cliccare qui e ascoltare mentre leggete xD]

Ho deciso di voltare pagina con una persona.
Ho deciso che non mi interessa più.
Ho deciso che le cose da oggi saranno diverse tra noi.
E facendo questa scelta, mi sento più consapevole, più libera, più felice.
Sono stanca di comportarmi come quella che non sono pur di compiacere gli altri.
Sono stanca di dover fare di tutto per avere l'amore di chi non mi ama.

No, non mi sto illudendo.
Non sarà MAI tutto rosa e fiori.
Non sarà semplice, come non lo è mai stato.
Non ci si lasciano a le spalle anni di amicizia, di sofferenza, in un minuto.
Ma sapere di essere abbastanza forte da fare questa scelta,
da dire "ho deciso, passo oltre" mi rende felice.
Mi fa sentire più "io".

Non so spiegarlo.

E' come se avessi preso un po' più di consapevolezza su ciò che voglio essere.
E ho scoperto di non voler essere usata di nessuno.
Non voglio essere schiava dal cibo, né delle persone.
Non voglio sforzarmi per piacere a chi non mi capisce.
Non voglio.

E quindi, pur sapendo che i momenti brutti
sulla via della mia guarigione dall'anoressia e della conquista dell'autostima
saranno ancora moltissimi.

Per adesso vorrei mandarvi un messaggio positivo, a mente lucida.

RAGAZZE, AMIAMOCI.
Amiamoci, perché se non lo faremo noi non lo farà nessuno.
Non verrà nessuno a salvarci da noi stesse.
SALVIAMOCI DA SOLE.
E soprattutto, ACCETTIAMOCI.
Perché non siamo perfette, ma il bello è che non dobbiamo esserlo per essere felici.
Non siamo perfette, ma siamo bellissime.
Bellissime perché risplendiamo,
perché il nostro viso si illumina quando sulla nostra bocca si dipinge un sorriso.
Bellissime perché abbiamo attraversato l'inferno, ma riusciamo ancora a sperare.
Ad emozionarci.
A farci in quattro per tutti gli altri.

Viviamo.
Siamo vive.
Di anoressia si muore, ma noi siamo vive!
Mi vengono i brividi a pensarci.

domenica 26 agosto 2012

Its not working

Avete mai voluto disperatamente essere amati da qualcuno?
Avete mai tentato di essere amico di una persona sulla quale sapete di non poter contare?
Vi siete mai legati a qualcuno che non sarà mai lì per voi?
Per qualcuno che non mancherà di farvi notare gli errori?
Che vi ferirà, tante volte.
Che vi farà male, e pretenderà di aver ragione.
Ma che soprattutto, lo farà con coscienza. Lo farà sapendo il dolore che vi fa provare?

Avete mai provato ad aiutare qualcuno che non vuole il vostro aiuto?


In questi giorni sono successe parecchie cose, molte non positive, purtroppo.In generale sento un sentimento di fondo, misto tra rabbia e frustrazione.
Una stanchezza generalizzata, una pesantezza nel corpo.
Lo studio non va.
La dieta è accantonata.
La raccomandazione di non mangiare troppa verdura, quella di fare attenzione alle porzioni.
Non faccio movimento, e mi guardo allo specchio, sempre gonfia, sempre più disgustata da me stessa. Non tanto per il corpo che cambia, ma per il mio modo di farlo cambiare.
Per il modo in cui mi punisco e per la disperata forza che spreco cercando di ferirmi.
Voglio farmi del male, perché sento di meritarlo.
Lo merito perché ho fallito.
Ho fallito perché sono stata egoista e ho agito alla leggera.
D'altra parte a volte mi domando perché gli altri pretendano così tanto da me e così poco da tutte le altre persone. Si perdonano a vicenda, si sopportano, si vogliono bene. Ed io invece vengo punita per ogni singolo sbaglio. E sono veramente stanca di farmi in quattro per tutti, e di finire sempre così.

Questo post non ha scopo.
Serve solo a sentirmi peggio.

AIUTO.

mercoledì 22 agosto 2012

Ufrequently Asked Questions II

  • Come si comportano/si sono comportati i nostri genitori di fronte alla malattia e al dimagrimento?

Premetto che sono sempre stata una mangiona. E i miei genitori sono sempre stati contenti del mio modo di "stra-alimentarmi". Non ci vedevano niente di male, anzi. Quando ho cominciato la prima dieta di restringimento sono stata molto attenta a non farmi scoprire, e forse non si sono davvero accorti di niente, anche perché persi appena 4kg. Non mi pare abbiano detto una parola. In un successivo momento, nel secondo periodo, quando arrivai a 45, continuarono a non affrontare l'argomento. Credo pensassero che tutto si sarebbe risolto da solo.
Mio padre faceva le sue "battute" (il suo modo per comunicare,  purtroppo, è spesso basato su frecciatine inviate al bersaglio, me, in quel caso). Mia madre ogni tanto si lamentava del fatto che mangiavo poco,ma non ha mai dato segno di vera preoccupazione.
Quando decisi di riprendere peso (ma invece continuai a scendere, fino a 39kg), loro continuarono ad ignorarmi. A 39 cominciai a risalire, seriamente.
Mia madre prese la parola solo una sera (avevo già ripreso 2kg) ,
il giorno della morte di Isabelle Carò.
Io ero andata fuori a cena con un'amica. Ero orgogliosa di ciò che avevo mangiato (ricordo ancora: 4 pezzi di sushi e una piccola tazza di zuppa di miso), e arrivando in casa mi fermai a guardare la tv accesa dall'uscio del salotto. Vedendo un servizio al tg sulla Carò, mi vennero le lacrime agli occhi (pensavo a una mia amica, che ha lo stesso peso di Isabelle quando è mota). Cercai di nasconderle, ma mia madre le vide. Da lì cominciò una litigata furiosa (anzi, litigò lei da sola). Urlò queste esatte parole "Ma non l'hai capito? (parlava a mio padre) Lei VUOLE essere così!" e poi rivolgendosi a me "Ma non lo vedi?! FAI SCHIFO! Sei orrenda! FAI SCHIFO!".
E' una cosa che ancora non riesco a perdonarle. Soprattutto perché a quel tempo stavo già risalendo, avevo già cominciato il processo di guarigione.
Tempo dopo, parlammo più tranquillamente. Ero già in terapia, ma non miglioravo velocemente come LEI si aspettava. E così mi minacciò di mandarmi dallo psichiatra, e rimase interdetta dalla semplicità della mia risposta (ero già maggiorenne) "No, mamma. Non ci andrò."
Prima "sana" ribellione della mia vita. Prima volta in cui semplicemente le dissi "NO" senza fare una piega, senza paura, forte di conoscere cose che lei non immaginava. Padrona di me.

La mia psicoterapeuta, durante un incontro con i miei (senza di me), le chiese quando si era accorta della mia anoressia. Lei rispose "Forse troppo tardi. E' che sa, lavorando con pazienti di questo tipo ho una certa esperienza, e so che queste cose succedono nelle famiglie sfasciate. La nostra non mi sembrava così sfasciata, e speravo che le cose si sistemassero da sole".

L'atteggiamento di mia madre verso la mia malattia è "io ne so più di te, perché ci lavoro con le anoressiche, e quindi non ti chiedo nulla". Si comporta da maestrina, oppure ignora la cosa. Ogni tanto si "risveglia" e cerca goffamente di aiutarmi. Ma subito dopo trova altro da fare e torna ad ignorare tutto. Ricordo una volta, quando pesavo 42-41kg, in cui le chiesi se poteva prepararmi lei la porzione di pasta a pranzo, perché io non ce la facevo. Lei promise, e lo fece. Una volta soltanto.
Poi non mi aiutò più.

Sono ferite ancora aperte. Tutto ruota attorno ai problemi di mio padre e al circolo vizioso "io ti ignoro- tu mi ignori". Fa molto male parlarne.
Sono sicura che solo una volta che me ne sarò andata di casa potrò migliorare il rapporto coi miei. Spero solo di non fare (in buona fede) i loro stessi errori: Ipercoccolarmi fino alle medie, e poi abbandonarmi di colpo a 10 anni, senza lasciarmi abbastanza autonomia per crescere: Sono cresciuta sola, ma con il pranzo già cucinato. Mi ignoravano, ma era sempre tutto in ordine senza che io muovessi un dito.

Questo credo sia quanto.
Rispondete anche voi, se vi va. :)

lunedì 20 agosto 2012

Here i go, again.

Perché non cresci?
Possibile che non riusciamo mai a renderti felice?!

E così, ricordo che ancora le cose non vanno.
Mento, ma lo so, tutto questo è troppo.
Faccio programmi, ma non sono pronta.
Non sono in grado.
Non ce la faccio.

Diciannove Settembre. JFK. New York.
Nove ore, cinquantacinque minuti. John, mi vieni a prendere?
E se non venisse? E se non tornassi più?

Ho prenotato il volo.


E subito dopo mi sono accorta di non avere idea di come si prenda un aereo.
Di non conoscere neppure bene il ragazzo da cui vado a stare.
Di non avere la forza necessaria a stare per una settimana sola, dall'altra parte del mondo.

Non sai quante persone vorrebbero essere al tuo posto?

Piccola ingrata. I miei genitori non potranno mai essere davvero orgogliosi di me.
Per quanto si sforzino, sono sempre in ansia, arrabbiata, preoccupata.
Alla ricerca del peggio, in ogni cosa.
E vivo le opportunità come condanne.
Ho paura della mia ombra.
Vorrei rimanere eternamente bambina.
Al sicuro.
Decidere di essere banale.
E' così semplice.
Ma poi, mi trovo ad invidiare gli altri, immancabilmente.
Mi sento mediocre e sogno.
Ma quando il sogno si avvera, le gambe cedono.
Ed io resto immobile, a terra.

Non merito niente,
neppure di essere compatita.

venerdì 17 agosto 2012

Unfrequently Asked Questions I + Intro.

INTRO: Anche oggi avrei voluto scrivere qualcosa di personale, ma sono un tantino bloccata.
Per cui ne approfitto e come avevo detto riprendo l'idea di Sonnen Blume e inauguro la seconda rubrica del blog! Il titolo è diverso da quello di Sonnen, ma per il resto il tutto dovrebbe essere simile.
Questa rubrica nasce con l'idea di proporre una serie di domande sul nostro ED di modo da ragionare su noi stesse e sul nostro male, riuscendo insieme a capirci e a confrontarci.
Comincio dalla prima domanda (sono un po' indietro rispetto a lei!).
Sarei felicissima se partecipaste anche voi.

  • Da dove nasce la nostra anoressia?


A mia memoria ho sempre mangiato molto. E' quello che dicono anche i miei genitori quando, sorridendo e con nostalgia, mi raccontano di come all'asilo le maestre mi mettevano vicino ai bambini che non volevano pranzare per stimolarne l'appetito, quasi per imitazione.
La mia fortuna è stata quella di avere una costituzione magra, che nella mia pigrizia (mai fatto sport in modo continuativo se non negli ultimi 2 anni) e nonostante le quantità e le calorie, mi permetteva di non aumentare di peso. Sono sempre stata più che nella media. In perfetto rapporto all'altezza e all'età.
E mangiare mi è sempre piaciuto. E' sempre stata una delle mie cose preferite.
Niente mi dava soddisfazione come un bombolone al cioccolato, una fetta di torta al semolino, un trancio di pizza o uno sformato. Ricordo quanto mi sentissi superiore, più forte e più intelligente delle ragazze che già a 13 anni si tormentavano e si mettevano a dieta. Lo trovavo assurdo e inconcepibile.
Fino alla fine delle elementari, anche se mangiavo in abbondanza, ho avuto un certo controllo grazie al fatto che rimanevo a scuola fino alle 4 e c'erano orari ben stabiliti per pranzo e merende. Tornavo a casa alle 6, dopo che mia madre mi aveva fatto star fuori in giardino con gli amici per un paio d'ore. Dopo non molto cenavamo. E poi a letto.
Con le scuole medie faccio coincidere il mio primo cambiamento. Tornando a casa prima di mia madre mi trovavo a mangiare da sola, alla televisione. Dopo poco tempo mio padre si è ammalato di cancro, ed è stato ricoverato in ospedale per parecchio tempo. Allo stesso modo mia madre non era mai a casa per rimanere con lui. Io stavo sola. Ero da sola tutto il pomeriggio. Lei non ha mai chiesto aiuto a nessuno, non ha mai domandato a vicini di casa o amici di passare del tempo con me. Essenzialmente non voleva pesare sugli altri e credeva di poter gestire tutto (lei crede sempre di poter gestire tutto). E così, nei miei pomeriggi da sola, presi l'abitudine di riempire il vuoto col cibo.
Mangiavo in modo spropositato. Quantità di cibo assurde che facevano sorridere i miei genitori. Nessuno ci ha mai visto un problema, nessuno ha mai capito cosa stessi facendo. Ancora oggi, se ne parlo, la gente sorride. Ma per me è stato l'inizio della fine.
A 16 anni sono cambiata del tutto. Lentamente ho cominciato a studiare di più (ho sempre detestato farlo, pur avendo voti alti non mi ero impegnata un solo giorno nella scuola) e a mangiare di meno.
Ancora cerco di ricordare, senza successo, il giorno in cui ho deciso di dimagrire.
Partivo da 52kg per 1.63. Normopeso.
La dieta cominciò in compagnia di un'amica, che pesava 65kg per 1.60 circa.
Eravamo entrambe intenzionate a diventare magrissime. Il primo periodo persi solo 4kg. A differenza di altre ragazze il mio dimagrimento non fu particolarmente veloce. Rimasi a 48 tutta l'estate, ma in inverno (forse grazie all'incontro col mio ragazzo) stetti meglio e ripresi peso. Non mi pesavo neppure, ero tranquilla.
Poco dopo le ossessioni ritornarono. Stavolta volevo i 45. Arrivai a 46 in un paio di mesi, dai 53 da cui partivo. Iniziavo a sentire di stare male, iniziavo a capire che l'anoressia non era mia amica, ma non riuscivo a fermarmi. Promisi di guarire. Pochi mesi dopo ero a 39.
Fortunatamente ho cominciato ad andare in terapia, e sono migliorata.

Il peso è risalito, e ho trovato la forza per combattere.
Sono in cura da un anno.

"Eventi Chiave" per la nascita del mio DA:
  1. Allontanamento e Morte di Mia Nonna: Mia nonna ha vissuto con noi fino ai miei 5 anni. La prima parola che ho detto è stata proprio questa. "Nonna". Era una seconda madre e la amavo molto. Quando avevo 6 anni, visto che era molto malata e mia madre non poteva occuparsene nel modo giusto, dovendo lavorare; si è trasferita da mia zia. La andavamo a trovare nel weekend. Mi sono sempre sentita in colpa per aver odiato quelle visite: non sarei mai voluta andare a trovarla, il posto era lontano, io soffro la macchina, trovavo quei momenti noiosi, fuori dalla quotidianità di rapporto con lei a cui ero abituata. E' morta un anno dopo. E probabilmente l'ultima volta che l'ho vista ho anche pensato "Non vedo l'ora di andar via".
  2. Malattia di mio Padre: Non solo è stata dura da affrontare in sé per sé, ma soprattutto è stata dura farlo da sola, senza l'appoggio di nessuno.
  3. Comportamento dei miei, in particolare di mia Madre: Non mi sono mai sentita coinvolta da loro, a partire da quando mio papà si è ammalato. Non mi sentivo parte della famiglia. Ancora oggi spesso mi escludono, mi tengono fuori trattandomi da bambina. La cosa mi ha fatto sempre sentire un'inetta e non ha giovato alla mia autostima. Inoltre, quando ero piccola, mi sentivo mortificata dal modo di sgridarmi di mia madre.
  4. Perfezionismo e confronti: Mi sono sempre paragonata agli altri (in particolare alla mia migliore amica, quella che iniziò la dieta con me), e ho sempre ritenuto di dover essere speciale e migliore. Ancora sento molto fortemente questa necessità di essere più brava, più intelligente, più bella, più simpatica; di piacere a tutti anche a costo di annullarmi.
Direi che è tutto, almeno mi pare.
Aspetto risposte, e consigli, come sempre : )

mercoledì 15 agosto 2012

Buoniconsigli II :Addio alla comoda Routine-Anoressica!

Oggi avrei voluto scrivere un post più "personale" e non di rubrica, ma alla fine ho deciso di "shekerare" e vedere cosa vien fuori.
L'argomento è stato trattato già da Veggie sul suo blog (lo trovate nei link ^^), io ne parlo riferendomi a me stessa.

In questi giorni mi sto rendendo conto della necessità assoluta di uscire dai miei "binari precostruiti" fatti di rassicuranti gesti quotidiani.
Quando sei malato da 3 anni alcune risposte agli stimoli ambientali sono ormai automatiche.
I pensieri arrivano senza sforzo, e la tua vita è una routine. L'anoressia diventa uno schema che segui, automaticamente e senza riflettere. Fa parte di te, e penetra tra le mura della tua casa divenendo una componente di quell'odore familiare che ti rende sicuro.
Ti aggrappi alla patologia per stare tranquilla. Sai che nella tua bolla niente potrà succedere.
Nella bolla non si ingrassa (conosci i cibi che mangi, e sei tranquilla), non si sbaglia, non si prova.
Si va avanti. Si continua ad esistere.
La vita ti passa a fianco, e tu non l'afferri.

  • L'anoressia diventa presto abitudine: quando ti rendi conto che le restrizioni sono divenute normalità, vuol dire che la routine anoressica fa già parte del tuo mondo
La peggior cosa in queste situazioni non è la tua capacità di non mangiare ormai automatica. Non sei malata perché digiuni senza sforzo. O meglio, sì. Ma quando parlo di routine, mi riferisco a tutti i modi di fare che riguardano gli altri aspetti della vita nei quali tuttavia si manifesta il nostro male. L'anoressia ti porta a rinunce, non solo in campo alimentare.
Rinunci ad uscire, a provare cose nuove, spesso a crescere.
Rinunci ad andare avanti.
Rimani bloccato in uno spazio vuoto, fuori dallo spazio e dal tempo.
Ma gli anni passano, anche se nella tua dimensione tutto sembra immobile.
Un bel giorno ti svegli, e non sei più niente.
Sei fatta di abitudine.
Colazione-Pranzo-Cena-A letto presto e non parlare con nessuno.

  • Oltre ai danni fisici, l'anoressia ha un altro effetto collaterale: ci LIMITA. Ostacola la nostra crescita come individui e la formazione della nostra personalità. L'ossessione per il cibo e la paura ci rendono intrappolate e incapaci di vivere in maniera soddisfacente.
In questo ultimo periodo, sento un sano bisogno di sfidarmi.
Voglio uscire dalla mia gabbia dorata, dalla mia bolla d'acqua tiepida.
Non si tratta di "mangiare di più", ma di "vivere di più".
Si tratta di AFFRONTARE le proprie PAURE,
di non evitare più i posti che hai sempre scansato.
Si tratta di mettersi in gioco.
  • Ricominciare a mangiare non vuol dire, purtroppo, guarire. E' una parte importante, ma non l'unica del percorso. Guarire significa anche non dover più controllare tutto ciò che accade, e vivere alla  giornata. Non facciamoci ingannare, non adagiamoci nelle abitudini: da "alimentazione controllata-anoressica" a "alimentazione controllata-pseudosana". Certo, all'inizio è utile darsi delle regole, ma con la consapevolezza di ciò che stiamo facendo, e del fatto che prima o poi le barriere andranno abbattute.
Domani vado a pranzo da mia zia, in montagna, dove incontrerò mia cugina e mangerò con lei.
Ha problemi col cibo, e si nutre a malapena. L'ho sempre evitata. Mi angoscia l'idea del confronto mentale che opererò tra noi. Ma stavolta ho deciso di non fuggire, e vedremo come va.
Ci vado guidando io. Ho sempre avuto il terrore di guidare, e per un anno non ho toccato l'auto dopo aver preso la patente. Ma da qualche tempo ci ho preso gusto. Sento finalmente il bisogno di essere indipendente. E mi sento in grado di guidare.
E oggi compro il biglietto: a settembre vado a New York. Ho paura, ho il TERRORE dell'aereo. Ma il viaggio lo faccio da sola. Con altri sconosciuti, 10 ore di volo.
E queste sono le news. Scritte così, pare tutto semplice e chiaro. Non lo è.
Tuttavia, è troppo forte il bisogno che sento.

Ho voglia di vivere, di crescere, di uscire.
  • Abbattere le proprie barriere non è mai semplice, anche perché spesso non riusciamo a vederle: è necessario rendersi conto di ciò che ci limita e del fatto che effettivamente ci limitiamo. Dobbiamo domandarci quali sono i comportamenti che ci fanno sentire sicuri, ma che nel contempo ci legano alla malattia e ad una rassicurante infelicità.
Vi sfido tutte.
Vi sfido a sfidare voi stesse.
Cosa vi fa paura?
Cosa vi limita?
Cosa vi lega alla malattia?
Cosa vi impedisce di vincere la vostra lotta?

Per adesso mi fermo qui.
Attendo preziosi consigli :).

sabato 11 agosto 2012

Buoniconsigli I : Reverse Ana-Buddy

La prima cosa che le Pro ana cercano su internet, a quanto pare, è una così detta "ana-buddy" (letteralmente un' "amica di anoressia").
Stesso principio per cui, se siamo in due a dover fare la dieta, è più difficile cedere.
Il blog serve proprio a questo in fondo, a condividere, a farsi incoraggiare, a divenire più forti grazie al sostegno altrui. Il primo buon consiglio (banale, ma non sempre i buoni consigli sono originali!) è quello di procurarsi uno o più "recovery-buddy".
  • Cos'è un "recovery- buddy"?
Come si  capisce bene, è una persona che a sua volta sta compiendo il passo del ricovero.
Di solito con le "ana-buddy" si parla di dieta.
Non deve essere invece l'argomento principale delle conversazioni o degli scambi di vedute con il vostro recovery-buddy: non fissiamoci sulla dieta, per un verso o per l'altro! Per quello esistono i dietisti e i nutrizionisti. Ciò che voglio dire non è di evitare l'argomento cibo, ma di non limitarsi ad esso, di non rifugiarsi in ciò che mangiamo a pranzo.
  • Di cosa si parla, allora?
PIEDI PER TERRA: Dal mio punto di vista, la cosa più importante è trovare una persona che ci aiuti a mantenere alta la motivazione, che ci mostri ciò che c'è di bello nel ricovero e ci ricordi i motivi per i quali abbiamo tenuto duro fino a quel momento. Che ci tenga con i piedi per terra. A volte è facile farsi sopraffare dalla malattia, dalla paura, e cominciare a dire cose che neppure realmente pensiamo :ad esempio ho sentito dire a una persona molto cara, che ha dovuto smettere di giocare a palla a volo (sua grande passione) a causa dell'anoressia, che, testuali parole, "non le fregava niente della palla a volo". In quella situazione, le ho ricordato delle emozioni che quello sport le fa provare, e di come spesso sia la malattia a parlare. Non è niente di speciale, ma avere qualcuno che costantemente ci fa notare come i comportamenti che mettiamo in atto a volte non siano "nostri", alla lunga per me può essere utile.

EVIDENZIARE I SUCCESSI: Questa è una cosa che si fa meglio in due (perché vedere le cose dall'interno è meno semplice, spesso non siamo obiettivi!), ma che possiamo impegnarci a fare anche da soli, ovvero mettere in evidenza i piccoli risultati. A volte la motivazione cala perché pretendiamo troppo. Ho fatto questo errore nell'ultimo periodo, in cui ho avuto una ricaduta. Mi sono sentita delusa da me stessa e mi sono ancora demoralizzata. Ma in realtà, è solo perché tendo a evidenziare l'insuccesso. Sarebbe stato utile invece pensare alle piccole cose buone, perché no, facendone un elenco via via che succedono (magari è un momento no, ma oggi sono riuscita a mangiare il dolce dopo un mese che non lo facevo, oppure "sono riuscita a parlare schiettamente con una persona senza bisogno di sentirmi approvata da lei, mi sono sentita forte comportandomi da adulta, e non da bambina malata, come al solito" (questa vale per me xD)).

Fine Parte Uno
(Giusto perché sono in ritardo, ma volevo cominciare le rubriche prima di partire, tra poco vado al mare col mio ragazzo e i suoi.... che di solito mi forzano col cibo :S )
Fatemi sapere cosa ne pensate,
se vi vengono in mente cose da aggiungere o da togliere.
Un abbraccio

venerdì 10 agosto 2012

Hellie, non ti riconosco più!

Sono sempre sospesa, io.
Vacillo, mi sbilancio.
Da un lato c'è Hellie che vuol guarire, che prova disperatamente a farcela.
Che se ne inventa di tutte.
Legge, Scrive, Crea, Piange, Ride, Batte i pugni, Esce, Sta a casa.
Qualunque cosa pur di star meglio.
Dall'altra parte c'è Hellie che si ostina a soffrire.
Che vuole star male.
Che vuole essere magra, che vuole allenarsi ogni giorno, che si sente in colpa se mangia.
Hellie che non vuole essere bella, ma eterea.
Hellie che non vuole piacere agli altri, ma buttarsi via.
Hellie che vuole sparire, ma che in fondo vuole vivere.

La mia vita è di un'ambivalenza spaventosa.
La mia vita è spaccata a metà.
Sanità e Anoressia.
Senso di colpa e Rabbia.
Voglia di riuscire e di fallire.
Bisogno della malattia e Bisogno di ricominciare a vivere.
Paura di star male e Paura di star bene.
Pazienza e Ira.
La bellezza delle ossa e La bellezza dell'esistenza.

Hellie, non ti riconosco più.
Non so chi tu sia.

L'unica cosa di cui sono certa ormai
è che DEVO crescere.
DIVENTARE ADULTA.
E non scappare più.
Non scappare più da loro, e soprattutto da me stessa.

giovedì 9 agosto 2012

Premessa alle RUBRICHE

Ecco la mia proposta per quanto riguarda le "rubriche sul blog". Aggiungerò una pagina in alto a destra con i link di tutte le "uscite" per ciascuna rubrica.
Al momento vorrei crearne almeno due:

  • (Questa ancora non ha titolo): la prima seguirebbe l'esempio di Sonnen Blume**, l'idea è quella di porsi una serie di domande sul disturbo a cui rispondere (nei commenti, sul proprio blog, su un fogliaccio che non faremo mai leggere a nessuno xD) per ragionare su di noi e sul nostro problema
(**anzi, volevo chiederti se ti va di concordare insieme le prossime domande, e se posso usare anche le tue.. se possiamo reciprocamente linkarci di modo che si crei quella sorta di continuità tra blog di ragazze che lottano contro gli ED.. mi farebbe molto piacere collaborare, insomma.. ^^).

    • "Buoniconsigli": dovrebbe essere la seconda e più "vasta"; nel senso che dovrebbe raccogliere una serie di consigli (appunto) pratici su cose da fare per mantenersi positive, libri da leggere, cose da vedere, che ne so, anche da comprare (sì, credo nello shopping terapeutico): qualunque cosa ci serva a tenerci motivate e soprattutto a ritrovare noi stesse AL DI FUORI DELLA MALATTIA.

    Sinceramente, per fare un buon lavoro, credo di aver bisogno di aiuto.. Ergo, se vi va di suggerire cose, sono bene accette. Se volete partecipare, ancora meglio.
    La mia mail è " hellie@hotmail.it ", per qualunque cosa.

    mercoledì 8 agosto 2012

    Rubriche: Cosa ne pensate?

    Per rendere il blog veramente positivo, ho deciso di incominciare una serie di "rubriche" che porterò avanti nel tempo, aggiornando con ciò che mi viene in mente.
    Dovrebbero essere una serie di indicazioni utili per mantenersi positive sul ricovero, ad esempio consigli su attività, libri, idee pratiche, cose su cui ragionare (non so, sto buttando là :D ).. insomma, tutto ciò che può servire. Se ne avete anche voi mi farebbe piacere le scriveste, così posso aggiungerle.
    Alcune idee non saranno mie (citerò sempre la fonte da cui le prendo, se non volete essere citate fatemelo presente e cancellerò tutto). Mi piacerebbe riuscire (come ha fatto anche Veggie) a riunire un gruppo di persone unite che lottano insieme verso la guarigione.
    Vorrei pareri e consigli da voi su questo. Fatemi sapere.
    Un abbraccio a tutte/i, come sempre :)

    martedì 7 agosto 2012

    *Hellie in una Gabbia Dorata- dicono che va tutto bene*

    Sono tornata ieri sera, pioveva a dirotto.
    No, l'aereo non è caduto.
    Mi sono comportata benino in vacanza, ho mangiato abbastanza (da considerare che in germania è tutto burrrosissimo e ipercalorico, quindi una o due volte ho avuto delle mezze crisi isteriche, ma ci sono passata sopra). La cosa che più mi è dispiace è che il mio ragazzo raramente è d'aiuto.
    Anche lui ha avuto problemi alimentari (era molto sovrappeso) e ha il terrore di ingrassare, si fa schifo, e si faceva praticamente più problemi di me. La cosa naturalmente non mi faceva vivere tranquilla. Della serie, ancora più ansia.A parte questo, avendo camminato tantissimo, spero di essermi mantenuta costante (lo scoprirò il 10, sull'impietosa bilancia della dietologa).
    Ieri a pranzo mi sono concessa del pollo condito, crauti, un breze e niente sensi di colpa.
    E sono stata bene.
    E' così strano.
    Stare bene è qualcosa a cui non sono abituata.
    Tutto è frenetico, e di solito tutto ruota attorno ai miei sensi di colpa.
    Mi sono comprata tante cose, e spero di ritrovarmi attraverso esse.
    Un nuovo modo di vestire e di presentarmi, una nuova io.
    Lo dico sempre.

    Tornata a casa, naturalmente sono tornate le solite paure.
    Paura di essere sola.
    Di non essere mancata a nessuno.
    Di essere stata dimenticata.
    Paura che gli altri si siano divertiti da pazzi senza di me.
    Paura di non avere più un ruolo.

    Appena messo piede entro la porta, ho notato che niente è cambiato.
    Mia madre continua a comportarsi di testa propria, e non le importa di ciò che ha dice la psicoterapeuta; vi spiego:
    Ho quasi vent'anni, non ho mai neppure fatto una lavatrice. I miei mi trattano ambivalentemente, a volte come una bambina, altre come l'adulta che dovrei essere, ma che non sono.
    Il suggerimento della dottoressa era quello di lasciarmi maggiore indipendenza, farmi gestire a modo mio almeno la stanza in cui dormo, pulirla completamente da sola, stirare le mie cose, lavare i piatti (da premettere che mia madre è una maniaca dell'ordine, pulisce di continuo, ossessivamente. Non sopporta le cose fuori posto, mi ha sempre rimproverata per questo. Mi faceva sentire male, fin da quando ero piccola. Mi sentivo inadatta.. adesso dirlo sembra stupido, ma non lo è stato al tempo).
    Torno, e cosa trovo? La mia camera è stata tirata a lucido, i libri spostati negli scaffali (una cosa che mi fa ammattire, cristo), i vestiti impilati nell'armadio, maniacalmente.
    Possibile che sia sorda da quell'orecchio?

    E quindi è sempre la stessa storia: niente, tranne il corpo, mi appartiene.
    Tutto è suo, e non mi riguarda.
    Voglio andare via e smetterla di sentirmi di troppo.
    Voglio qualcosa di MIO.
    Uno spazio, un luogo.
    Un santuario.
    Essere libera di toccare, di lasciare in disordine, di ripulire, di cambiare il colore alle pareti. Di togliere i quadri che non voglio tenere. Sapere sempre dove sono le cose.
    Essere Libera.
    Non più un'ospite.
    Un'estranea.
    Ma a casa.
    Casa Mia.

    Credo che i miei mi abbiano avuto troppo tardi. A quarant'anni, dopo venti di matrimonio, hai già una vita organizzata. Sono nata io, che per quanto voluta, ero solo un'ulteriore aggiunta. Hanno comprato il letto, le bambole, forse hanno anche ritinteggiato. Ma tutto era sempre dello stesso colore. Io ho potuto decidere solo quali tende comprare. E sono le stesse, da quando ho sei anni. La mia ribellione adolescenziale si è manifestata con un disegno sul muro. Come un timbro, che urla "Tutto questo è anche mio". Ma prima di farlo, ho chiesto cento volte il permesso.
    Il disegno è stato approvato.
    E non meravigliatevi di ciò che è successo.
    Anoressia, compagnia bella.
    Io volevo solo appartenermi.


    Ps. grazie per tutto il vostro affetto. Vi scrivo sui blog se riesco. Intanto vi leggo.
    Sarà banale, ma vi voglio bene.
    Scusate il poema. Lunghissimo post.