Sono tornata ieri sera, pioveva a dirotto.
No, l'aereo non è caduto.
Mi sono comportata benino in vacanza, ho mangiato abbastanza (da considerare che in germania è tutto burrrosissimo e ipercalorico, quindi una o due volte ho avuto delle mezze crisi isteriche, ma ci sono passata sopra). La cosa che più mi è dispiace è che il mio ragazzo raramente è d'aiuto.
Anche lui ha avuto problemi alimentari (era molto sovrappeso) e ha il terrore di ingrassare, si fa schifo, e si faceva praticamente più problemi di me. La cosa naturalmente non mi faceva vivere tranquilla. Della serie, ancora più ansia.A parte questo, avendo camminato tantissimo, spero di essermi mantenuta costante (lo scoprirò il 10, sull'impietosa bilancia della dietologa).
Ieri a pranzo mi sono concessa del pollo condito, crauti, un breze e niente sensi di colpa.
E sono stata bene.
E' così strano.
Stare bene è qualcosa a cui non sono abituata.
Tutto è frenetico, e di solito tutto ruota attorno ai miei sensi di colpa.
Mi sono comprata tante cose, e spero di ritrovarmi attraverso esse.
Un nuovo modo di vestire e di presentarmi, una nuova io.
Lo dico sempre.
Tornata a casa, naturalmente sono tornate le solite paure.
Paura di essere sola.
Di non essere mancata a nessuno.
Di essere stata dimenticata.
Paura che gli altri si siano divertiti da pazzi senza di me.
Paura di non avere più un ruolo.
Appena messo piede entro la porta, ho notato che niente è cambiato.
Mia madre continua a comportarsi di testa propria, e non le importa di ciò che ha dice la psicoterapeuta; vi spiego:
Ho quasi vent'anni, non ho mai neppure fatto una lavatrice. I miei mi trattano ambivalentemente, a volte come una bambina, altre come l'adulta che dovrei essere, ma che non sono.
Il suggerimento della dottoressa era quello di lasciarmi maggiore indipendenza, farmi gestire a modo mio almeno la stanza in cui dormo, pulirla completamente da sola, stirare le mie cose, lavare i piatti (
da premettere che mia madre è una maniaca dell'ordine, pulisce di continuo, ossessivamente. Non sopporta le cose fuori posto, mi ha sempre rimproverata per questo. Mi faceva sentire male, fin da quando ero piccola. Mi sentivo inadatta.. adesso dirlo sembra stupido, ma non lo è stato al tempo).
Torno, e cosa trovo? La mia camera è stata tirata a lucido, i libri spostati negli scaffali (una cosa che mi fa ammattire, cristo), i vestiti impilati nell'armadio, maniacalmente.
Possibile che sia sorda da quell'orecchio?
E quindi è sempre la stessa storia: niente, tranne il corpo, mi appartiene.
Tutto è suo, e non mi riguarda.
Voglio andare via e smetterla di sentirmi di troppo.
Voglio qualcosa di MIO.
Uno spazio, un luogo.
Un santuario.
Essere libera di toccare, di lasciare in disordine, di ripulire, di cambiare il colore alle pareti. Di togliere i quadri che non voglio tenere. Sapere sempre dove sono le cose.
Essere Libera.
Non più un'ospite.
Un'estranea.
Ma a casa.
Casa Mia.
Credo che i miei mi abbiano avuto troppo tardi. A quarant'anni, dopo venti di matrimonio, hai già una vita organizzata. Sono nata io, che per quanto voluta, ero solo un'ulteriore aggiunta. Hanno comprato il letto, le bambole, forse hanno anche ritinteggiato. Ma tutto era sempre dello stesso colore. Io ho potuto decidere solo quali tende comprare. E sono le stesse, da quando ho sei anni. La mia ribellione adolescenziale si è manifestata con un disegno sul muro. Come un timbro, che urla "Tutto questo è anche mio". Ma prima di farlo, ho chiesto cento volte il permesso.
Il disegno è stato approvato.
E non meravigliatevi di ciò che è successo.
Anoressia, compagnia bella.
Io volevo solo appartenermi.
Ps. grazie per tutto il vostro affetto. Vi scrivo sui blog se riesco. Intanto vi leggo.
Sarà banale, ma vi voglio bene.
Scusate il poema. Lunghissimo post.