L'altro giorno riflettevo con altre volontarie
sul fatto che ciascuna di noi,
anche se non dovrebbe,
un bambino "preferito" ce l'ha.
Anzi, forse più d'uno, visto che è raro ritrovare le stesse facce
da una settimana all'altra (per fortuna).
Io ne ricordo tre, in particolare.
Uno è Dany.
Il bambino con gli occhi chiari.
Poi c'è Matilda,
la prima in assoluto che feci giocare,
e che mi diede la forza di continuare quella
che ritenevo un'attività per me troppo difficile,
per la quale mi sentivo profondamente inadeguata.
Ma i suoi sorrisi, così dolci e spontanei, mi hanno aiutata.
Forse non saprà mai, che mi ha salvata.
Salvata dal dolore dell'ennesima prova della mia incapacità.
E poi c'è A., che non rideva quasi mai,
ma che mi diceva sempre "Sei Simpatica",
lasciandomi sempre senza parole.
Lei forse mi mancherà più di tutti.
Mi mancherà, perché probabilmente all'ospedale non ci incroceremo più.
Soprattutto, perché oggi ho avuto gli orari dell'università,
e ho scoperto di non avere un briciolo di tempo per
il volontariato.
Lo avrei se decidessi fin da ora di restare indietro con gli esami.
Ma non me lo posso permettere.
E quindi anche quella mia unica "porta di felicità" si chiude.
E mi sento di nuovo orrenda, come non accadeva da un po'.
Mi chiudo in casa, perché non voglio dover incontrare le mie amiche
e confrontarmi con le loro giornate, le loro vite piene.
Mentre io, sono sempre vuota, sono sempre "senza".
Senza un padre, senza divertimenti, senza speranza.
L'unica cosa che mi solleva,
strano a dirsi,
è il mio libro di Psicopatologia,
a cui dedico le mie giornate.
Ho poche speranze di riuscire davvero a fare QUEL lavoro,
o uno simile. E non ci credo.
Mi dicono tutti che con una media così,
se non ce la faccio io, chi potrebbe?
Ma alla fine, io non ce la faccio mai.
Volevo ringraziarvi per le belle cose che scrivete sempre.
Non so come facciate a seguire questo blog.
A volte trovo le mie stesse parole prive di senso.