venerdì 17 agosto 2012

Unfrequently Asked Questions I + Intro.

INTRO: Anche oggi avrei voluto scrivere qualcosa di personale, ma sono un tantino bloccata.
Per cui ne approfitto e come avevo detto riprendo l'idea di Sonnen Blume e inauguro la seconda rubrica del blog! Il titolo è diverso da quello di Sonnen, ma per il resto il tutto dovrebbe essere simile.
Questa rubrica nasce con l'idea di proporre una serie di domande sul nostro ED di modo da ragionare su noi stesse e sul nostro male, riuscendo insieme a capirci e a confrontarci.
Comincio dalla prima domanda (sono un po' indietro rispetto a lei!).
Sarei felicissima se partecipaste anche voi.

  • Da dove nasce la nostra anoressia?


A mia memoria ho sempre mangiato molto. E' quello che dicono anche i miei genitori quando, sorridendo e con nostalgia, mi raccontano di come all'asilo le maestre mi mettevano vicino ai bambini che non volevano pranzare per stimolarne l'appetito, quasi per imitazione.
La mia fortuna è stata quella di avere una costituzione magra, che nella mia pigrizia (mai fatto sport in modo continuativo se non negli ultimi 2 anni) e nonostante le quantità e le calorie, mi permetteva di non aumentare di peso. Sono sempre stata più che nella media. In perfetto rapporto all'altezza e all'età.
E mangiare mi è sempre piaciuto. E' sempre stata una delle mie cose preferite.
Niente mi dava soddisfazione come un bombolone al cioccolato, una fetta di torta al semolino, un trancio di pizza o uno sformato. Ricordo quanto mi sentissi superiore, più forte e più intelligente delle ragazze che già a 13 anni si tormentavano e si mettevano a dieta. Lo trovavo assurdo e inconcepibile.
Fino alla fine delle elementari, anche se mangiavo in abbondanza, ho avuto un certo controllo grazie al fatto che rimanevo a scuola fino alle 4 e c'erano orari ben stabiliti per pranzo e merende. Tornavo a casa alle 6, dopo che mia madre mi aveva fatto star fuori in giardino con gli amici per un paio d'ore. Dopo non molto cenavamo. E poi a letto.
Con le scuole medie faccio coincidere il mio primo cambiamento. Tornando a casa prima di mia madre mi trovavo a mangiare da sola, alla televisione. Dopo poco tempo mio padre si è ammalato di cancro, ed è stato ricoverato in ospedale per parecchio tempo. Allo stesso modo mia madre non era mai a casa per rimanere con lui. Io stavo sola. Ero da sola tutto il pomeriggio. Lei non ha mai chiesto aiuto a nessuno, non ha mai domandato a vicini di casa o amici di passare del tempo con me. Essenzialmente non voleva pesare sugli altri e credeva di poter gestire tutto (lei crede sempre di poter gestire tutto). E così, nei miei pomeriggi da sola, presi l'abitudine di riempire il vuoto col cibo.
Mangiavo in modo spropositato. Quantità di cibo assurde che facevano sorridere i miei genitori. Nessuno ci ha mai visto un problema, nessuno ha mai capito cosa stessi facendo. Ancora oggi, se ne parlo, la gente sorride. Ma per me è stato l'inizio della fine.
A 16 anni sono cambiata del tutto. Lentamente ho cominciato a studiare di più (ho sempre detestato farlo, pur avendo voti alti non mi ero impegnata un solo giorno nella scuola) e a mangiare di meno.
Ancora cerco di ricordare, senza successo, il giorno in cui ho deciso di dimagrire.
Partivo da 52kg per 1.63. Normopeso.
La dieta cominciò in compagnia di un'amica, che pesava 65kg per 1.60 circa.
Eravamo entrambe intenzionate a diventare magrissime. Il primo periodo persi solo 4kg. A differenza di altre ragazze il mio dimagrimento non fu particolarmente veloce. Rimasi a 48 tutta l'estate, ma in inverno (forse grazie all'incontro col mio ragazzo) stetti meglio e ripresi peso. Non mi pesavo neppure, ero tranquilla.
Poco dopo le ossessioni ritornarono. Stavolta volevo i 45. Arrivai a 46 in un paio di mesi, dai 53 da cui partivo. Iniziavo a sentire di stare male, iniziavo a capire che l'anoressia non era mia amica, ma non riuscivo a fermarmi. Promisi di guarire. Pochi mesi dopo ero a 39.
Fortunatamente ho cominciato ad andare in terapia, e sono migliorata.

Il peso è risalito, e ho trovato la forza per combattere.
Sono in cura da un anno.

"Eventi Chiave" per la nascita del mio DA:
  1. Allontanamento e Morte di Mia Nonna: Mia nonna ha vissuto con noi fino ai miei 5 anni. La prima parola che ho detto è stata proprio questa. "Nonna". Era una seconda madre e la amavo molto. Quando avevo 6 anni, visto che era molto malata e mia madre non poteva occuparsene nel modo giusto, dovendo lavorare; si è trasferita da mia zia. La andavamo a trovare nel weekend. Mi sono sempre sentita in colpa per aver odiato quelle visite: non sarei mai voluta andare a trovarla, il posto era lontano, io soffro la macchina, trovavo quei momenti noiosi, fuori dalla quotidianità di rapporto con lei a cui ero abituata. E' morta un anno dopo. E probabilmente l'ultima volta che l'ho vista ho anche pensato "Non vedo l'ora di andar via".
  2. Malattia di mio Padre: Non solo è stata dura da affrontare in sé per sé, ma soprattutto è stata dura farlo da sola, senza l'appoggio di nessuno.
  3. Comportamento dei miei, in particolare di mia Madre: Non mi sono mai sentita coinvolta da loro, a partire da quando mio papà si è ammalato. Non mi sentivo parte della famiglia. Ancora oggi spesso mi escludono, mi tengono fuori trattandomi da bambina. La cosa mi ha fatto sempre sentire un'inetta e non ha giovato alla mia autostima. Inoltre, quando ero piccola, mi sentivo mortificata dal modo di sgridarmi di mia madre.
  4. Perfezionismo e confronti: Mi sono sempre paragonata agli altri (in particolare alla mia migliore amica, quella che iniziò la dieta con me), e ho sempre ritenuto di dover essere speciale e migliore. Ancora sento molto fortemente questa necessità di essere più brava, più intelligente, più bella, più simpatica; di piacere a tutti anche a costo di annullarmi.
Direi che è tutto, almeno mi pare.
Aspetto risposte, e consigli, come sempre : )

10 commenti:

  1. Da come scrivi mi sembri aver acquisito in questo momento una sicurezza tale che rasenta la spavalderia (non prenderla negativamente eh!). Voglio dire che hai focalizzato i tuoi difetti, sembra quasi che conosca tutto di te e la conoscenza ti dia fiducia. Nei post precedenti ho anche avuto la sensazione che tu fossi coscente del pericolo che vivi, di una tendenza a ricarderci, cosa che oggi non percepisco qui. Non so se questo è un bene o un male, voglio dire, forse oggi sei così sicura di uscirne che la tua forza interiore mi appare come qualcosa di nuovo: vedremo nei giorni successivi cosa accadrà... io ti auguro che la forza che sento oggi ti sia davvero d'aiuto per porre fine alle sofferenze che quotidianamente vivi. Poi credo che dall'anoressia, in fondo, non si esca mai, nel senso che una certa pulsione psicologica distruttiva dentro di te rimarrà sempre: starà al tuo carattere gestire questa pulsione. Lo dico perché quando persi 30 Kg non mi sono mai sentito magro in vita mia. Oggi qualche chilo l'ho recuperato, ma ho capito che il segreto sta nell'accettarsi ed io, nonostante continui a non avere una grande stima del mio corpo, ci convivo più o meno bene. Ho scoperto altri lati di me che invece apprezzo tantissimo. Ciò non toglie, ne sono assolutamente certo, che questa lotta di me col mio corpo me lo porterò dietro per sempre.
    Vorrei farti una domanda: sei arrabbiata con tua madre?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Da un lato non posso far a meno di esserlo, per quanto sappia bene che in determinate situazioni è difficile decidere come agire.
      Non avevo riletto il post prima di postarlo, e non avevo affatto riflettuto sulla mia sicurezza.
      Diciamo che forse è perché è una riflessione fatta più e più volte, soprattutto in seduta dalla psicoterapeuta, per cui è un discorso sul quale sono piuttosto tranquilla, che conosco bene. Non è quindi che io sia particolarmente sicura di me, sono solo sicura delle mie motivazioni.
      Io la penso come te sull'anoressia, magari non si guarisce del tutto, ma sicuramente ci sono passi avanti da fare. La mia terapista invece è convinta del fatto che (se pure esiste il rischio di ricadute) si può e si deve guarire.
      Vedremo :)

      Elimina
    2. Penso che tu debba cercare di perdonare tua madre se sei arrabbiata: se ci riesci, credo che tu possa annullare molta della negatività che ti porti dietro. Sono certo che lei farà di tutto per metterti in condizione di farlo. E forse riuscirete a trovare un equilibrio nella tua età adulta, il che non è un'ipotesi da buttare.

      Sì, la tua è una sicurezza molto "clinica", però se non si chiama sicurezza allora si può denominare enorme fiducia clinica. Non so, ad ogni modo il tono l'ho trovato veramente diverso.

      Diciamo forse che non è il problema dell'anoressia che ti porterai dietro, quanto meno la cicatrice. la cicatrice ti rimane sulla pelle, fino alla fine dei tuoi giorni. Ecco, il fatto di aver cambiato il mio corpo è una cicatrice e non credevo che lo sarebbe mai stato... certo, immensamente più piccola rispetto a quella che ti porterai tu.

      Elimina
  2. Bè, facile non sarà stato per niente. Lo posso anche capire: ti hanno lasciata sola, e hai cercato attenzioni. E' giusto così. Il fatto che tuo padre stesse male (come sta ora?) non giustificava la completa disattenzione nei tuoi confronti. Non eri "minore" rispetto a lui. Non eri/sei un soprammobile di cui ogni tanto ci si ricorda di spolverare.
    Anche a me ha pesato la morte di mio nonno...
    Comunque, prendere coscienza di ciò che può aver scatenato i nostri DCA è molto utile :)
    Aspetto nuovi sviluppi =D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si, ciò che penso anche io! senti, ti volevo chiedere un favore.. puoi aspettare che mi rimetta in pari per andare avanti nelle domande? ti va di concordarle?
      Mio padre ora.. insomma, non tanto bene, ma si spera migliori.. Grazie mille, un bacione.

      Elimina
  3. Mi piace molto questo post, mi piace davvero il modo in cui hai affrontato, in maniera "scientifica" e oggettiva, la genesi della tua malattia.
    Posso facilmente immaginare questo ti sia costato questo post. Perchè quello che tu hai riassunto in un post è il frutto di anni di lavoro, di introspezione, di psicoterapia, cose dure, difficili da affrontare indubbiamente... e che, pure, ti hanno resa in grado di essere, oggi, la persona che ha una forza tale da essere in grado di scrivere un post del genere, così lucido, così ragionato, così chiaro, preciso.
    Io credo che capire cosa sta all'origine dell'anoressia non significhi necessariamente eradicare l'anoressia... però è molto importante quantomeno per capire quali sono stati i meccanismi psicogenetici che hanno determinato l'innescarsi della malattia. Perchè nel momento in cui si acquisice la consapevolezza di qualcosa, possiamo utilizzarla come arma per fare in modo che quella cosa non si reiteri. E tu sei in grado di farlo, adesso.
    Forza piccola-grande guerriera della luce, non mollare!...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E' vero, capire non risolve tutto ma aiuta.
      E' importante rendersi conto dei meccanismi che scattano nella nostra mente, di ciò che ci mette in pericolo.
      Grazie per la fiducia che hai in me, è più di quella che ho io!

      Un bacione ^^

      Elimina
    2. Secondo me è importante sia capire da dove viene, che cercare strategie per stare meglio... sono i 2 pezzi fondamentali del puzzle del percorso di ricovero...
      E se ho fiducia in te, è semplicemente perchè è palese tutto il potenziale che hai.
      Ti abbraccio forte...

      P.S.= Certo che puoi prendere l'immagine del mio ultimo post e farne un cartellone, se pensi possa esserti d'aiuto, per me non c'è problema!...

      Elimina
  4. la cosa che noto leggendo è la pacatezza con cui hai scritto..
    che non è sicurezza..
    semmai è il contrario..
    però sai esserne serena in tutto ciò..
    come se avessi accettato ciò che hai sofferto..ecco..
    e guarda che l'accettazione è una grande conquista..
    ti priva di continui 'salti'a pensare al passato..
    e ti fa agire nel presente e perchè no..nel futuro..

    e il tempo è un grosso problema per chi soffre di disturbi alimentari..
    si è sempre sospesi..

    ecco..per me tu non lo sei..

    già aver affrontato il tuo cammino di sofferenza dall'inizio in questo post denota la linearità temporale di cui ti parlavo..


    un abbraccio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono contenta di far trasparire questo, perché è proprio ciò che vorrei raggiungere. Non voglio essere sospesa, né focalizzarmi sul passato. Tento di vivere il presente. E' difficile, ma ci provo.
      Ho la sensazione di non essere ancora del tutto capace di farlo, ma comunque
      Grazie di tutto.
      Un abbraccio anche a te

      Elimina

Un'impronta su questa strada bagnata di pioggia.